sabato, gennaio 23, 2010

Lo scrittore secondo Ballard

Nella prefazione a Crash (diventata una postfazione nell'edizione Feltrinelli, miracoli dell'editoria italiana) J.G. Ballard, senza dubbio uno dei principali scrittori inglesi contemporanei, affronta il tema del ruolo degli scrittori fantastici. [Nota: Crash è un'antiutopia pornografica e amorale, se lo leggete non venite poi a lamentarvi da me. Se non conoscete l'autore non è il libro migliore per iniziare, fatevi invece un favore e prendete il primo volume di Tutti i Racconti (Fanucci)].
Tornando al breve saggio, JGB prende in esame la fantascienza, termine un po' restrittivo usato in modo molto libero per descrivere in realtà una buona fetta della letteratura fantastica. Per JGB la fantascienza costituisce la tradizione letteraria principale del 19mo secolo, e senza dubbio la sua più antica. Il 20mo secolo segna poi l'avvento della "possibilità illimitata", e la fantascienza è il genere più adatto a trattare questo contesto, per vocabolario e per bagaglio di idee. JGB argomenta che se si facesse tabula rasa di tutta la letteratura mondiale, tutti gli scrittori moderni inizierebbero di punto in bianco a scrivere fantascienza. La riduzione di quest'ultima a letteratura di genere, vagamente disdicevole, è da attribuirsi alla perdita della dimensione "poetica" (io direi "epica").
D'altro canto il giudizio sul romanzo tradizionale moderno è caustico: per JGB il romanzo tradizionale ha ormai per soli argomenti l'introspezione e l'alienazione, perso nell'ossessione per la dimensione soggettiva dell'esperienza e incapace di elevarsi oltre l'illusione di una assoluta staticità della società umana. D'altra parte la fantascienza è essa stessa una vittima dell'era moderna, che pure ha anticipato e contribuito a creare. Per JGB 2001 Odissea nello Spazio provoca ormai le stesse sensazioni di Via col Vento, diventando una sorta di romanzo storico alla rovescia.
Il tratto principale dell'era moderna è lo scambio di ruoli tra realtà e fantasia, essendo il mondo reale ormai soltanto un'invenzione pubblicitaria a tutti i livelli (politica, tecnologia,...) dove possono convivere fianco a fianco la denuncia del pericolo nucleare e lo spot per una nuova bibita gasata. La prima causa di questa realtà immaginaria è, non a sorpresa, la televisione. Ma se il mondo è ormai invenzione onirica, tanto è vero che vi si può applicare l'analisi freudiana del contenuto del sogno, alla fantascienza resta il compito di inventare la realtà. Lo scrittore deve insomma offrire ai lettori il contenuto del suo cervello, descrivendolo come farebbe uno scienziato o un esploratore impegnato in un safari. Vengono in mente a questo punto parecchie opere brevi di JGB che narrano l'esplorazione dello "spazio interno", dove il mondo esterno e la psiche si fondono.
Ultima nota: questa prefazione è datata 1974.
Per approfondire: lo speciale di Fantascienza.com su La Mostra delle Atrocità